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Quali tipologie di rifiuti esistono

La gestione dei rifiuti è un aspetto fondamentale per la tutela dell’ambiente e la salute pubblica, ed è regolata a livello europeo e nazionale per garantire il corretto smaltimento e, dove possibile, il recupero delle risorse. Per affrontare efficacemente il problema dei rifiuti, è importante conoscere le diverse tipologie di scarti, le categorie a cui appartengono e il sistema di classificazione che ne consente la gestione ottimale.

Classi di rifiuti

I rifiuti possono essere suddivisi in diverse categorie a seconda della loro origine, composizione e pericolosità. In generale, le classi principali di rifiuti sono le seguenti:

  • Rifiuti urbani: derivano da attività domestiche o da altre attività che producono rifiuti simili per natura e composizione, come quelli derivanti da scuole, uffici o negozi. Questa classe include anche i rifiuti derivanti dalla pulizia delle strade, i rifiuti vegetali dei giardini pubblici e privati, e i rifiuti raccolti nelle aree pubbliche.
  • Rifiuti speciali: comprendono i rifiuti generati dalle attività industriali, artigianali, agricole, sanitarie, di demolizione e costruzione. Questi rifiuti richiedono un trattamento specifico e, spesso, presentano rischi per l’ambiente e la salute umana. Tra questi rientrano i rifiuti da lavorazioni industriali e artigianali, i fanghi derivanti da trattamenti delle acque e i rifiuti da attività sanitarie.
  • Rifiuti pericolosi: possono essere di origine urbana o speciale, ma si distinguono per la presenza di sostanze chimiche, metalli pesanti o altre componenti che li rendono dannosi. Tra questi rientrano gli oli esausti, i solventi, le batterie e accumulatori, e altri prodotti chimici. La pericolosità dei rifiuti comporta che debbano essere trattati e smaltiti in impianti appositi.
  • Rifiuti non pericolosi: comprendono tutti quei materiali che, pur richiedendo un’adeguata gestione e trattamento, non contengono sostanze nocive. Rientrano in questa categoria i rifiuti derivanti dalle operazioni agricole, alimentari e di produzione di materie prime non pericolose.

La classificazione EER (Elenco Europeo dei Rifiuti)

Per uniformare la classificazione dei rifiuti in tutta Europa, è stato creato un sistema codificato chiamato Elenco Europeo dei Rifiuti (EER). Questo elenco assegna a ciascun tipo di rifiuto un codice numerico a sei cifre, che consente di identificarne l’origine, le caratteristiche e il tipo di trattamento necessario. Il codice EER è suddiviso in capitoli, ciascuno dei quali corrisponde a un settore produttivo o a una specifica attività.

Ecco come funziona la codifica:

  • Le prime due cifre indicano il capitolo di appartenenza del rifiuto, come ad esempio “20” per i rifiuti urbani o “01” per i rifiuti derivanti da attività agricole e agroindustriali.
  • La terza e la quarta cifra precisano ulteriormente il tipo di attività produttiva specifica o il sotto-settore da cui proviene il rifiuto.
  • Le ultime due cifre individuano in modo specifico il tipo di rifiuto.

Ad esempio, il codice 20 01 01 identifica la carta e il cartone come rifiuto urbano, mentre il codice 13 02 05 indica oli minerali esausti che richiedono un trattamento specifico a causa della loro pericolosità.

L’importanza della codifica EER

L’utilizzo della codifica EER ha semplificato notevolmente la gestione dei rifiuti a livello europeo, facilitando l’identificazione e il trattamento dei rifiuti, nonché il monitoraggio dei flussi di gestione. Inoltre, aiuta le imprese e le amministrazioni a rispettare le normative vigenti e a evitare sanzioni dovute a errori nella gestione dei rifiuti.

In sintesi, i rifiuti possono essere classificati in quattro categorie principali: urbani, speciali, pericolosi e non pericolosi. La classificazione e la gestione dei rifiuti sono rese più efficienti dall’utilizzo del codice EER, che facilita il monitoraggio e il trattamento adeguato di ogni tipologia di rifiuto.

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